Oltre ad obbiettivi tilt&shift (TS) esistono adattatori, usabili solo su determinate macchine fotografiche, che permettono di utilizzare ottiche di altri sistemi lasciando al fotografo la possibilità di modificare l'angolo dell'asse ottica grazie al differente tiraggio dei due sistemi adattati ed un sistema di snodo. In questo modo, anche se con molte limitazioni, è possibile ottenere un effetto simile ad un TS ma con minor spesa, un diverso e spesso più rapido approccio di utilizzo ed una duttilità decisamente maggiore data la quantità di focali sfruttabili in tal modo, a scapito ovviamente di una resa ottica decisamente inferiore. Basti pensare che nel campo dei TS le focali spaziano da grandangolari molto spinti (17mm) a mediotele (90mm), e con una scelta non propriamente ampia. La resa dei TS è mediamente molto alta, e la capacità di movimento del piano ottico estremamente ampio, in pratica il cerchio di proiezione risulta molto più ampio di quello di un ottica standard. Ciononostante l'impiego di anelli adattatori permette ad esempio di disporre di movimento del piano focale su obiettivi difficilmente immaginabili in tale ambito, come dei supertele da 200mm o più.
Introdotte le dovute indicazioni legate ai differenti sistemi vediamo nello specifico l'impiego di un anello adattatore su un sistema Sony A7, macchina dotata di un tiraggio talmente ridotto da permettere l'utilizzo, appunto tramite adattatori, di praticamente ogni ottica mai prodotta per reflex. Di questi anelli in commercio se ne possono trovare diversi, con diversa qualità costruttiva e tipo di utilizzo, alcuni mirati ad impieghi più vicini all'architettura (con regolazioni micrometriche e movimento Shift), altri consigliabili per utilizzi creativi (Tilt libero a 360°).
Le differenze in realtà sono solo legate al tipo di meccanismo ed il suo modo di utilizzo, il tipo di alterazione del piano focale risulterà infatti "limitato" alle possibilità offerte dall'ottica che si utilizzerà sull'adattatore che ha comunque un suo range massimo basato sulle caratteristiche del sistema "ospitato". In pratica tanto maggiore sarà l'ampiezza del cerchio di proiezione, tanto minore sarà la caduta di luce ai bordi in caso di inclinazione.
Quale che sia l'anello scelto ciò che si può ottenere da tali sistemi può piacere o meno, ma il risultato come sempre dipende dallo scopo, dal fine ultimo dello scatto. In ogni caso resta un ulteriore strumento utile a "caratterizzare" lo scatto, un corretto uso piuttosto che un abuso è dipendente solo dal fotografo.
Personalmente ho preferito un anello "creativo", l'idea infatti non era quella di un impiego architettonico (nel qual caso un ottica dedicata TS farebbe decisamente meglio), ma di disporre di un ulteriore possibilità al momento dello scatto. Possibilità legata alla creazione di scene particolari e non comuni, alla capacità di racchiudere il soggetto di interesse in una zona di pdc estremamente circoscritta e fortemente identificabile, in pratica qualcosa che si ottiene con ottiche molto luminose ma con risultati differenti e non altrimenti ottenibili.
Qualcuno potrà pensare che con un po' di pazienza ed un buon programma si otterrebbe lo stesso risultato! Forse, in certi casi sarebbe un po' troppo complesso ed il risultato non sarebbe proprio identico, ad ogni modo un conto è progettare la foto sapendo ciò che si sta facendo un altro è disegnare con un computer (senza nulla togliere si tratta solo di scelte). Se fosse comunque così semplice banalizzare riportando tutto alla ricostruzione di un immagine al computer, verrebbe a mancare il senso di un ampia gamma di ottiche ma anche il senso della fotografia, come forma d'arte e capacità personale, ne perderebbe certamente.
L'utilizzo di strumenti simili, al netto di ottiche TS professionali, non mira alla qualità ottica o alla definizione dell'immagine ma all'utilizzo di difetti ottici in modo creativo. C'è chi gioisce nel guardare l'ingrandimento al 200% di una foto digitale, godendo di microdettagli altrimenti invisibili nel complesso, e chi ama osservare la foto nel suo insieme. Chi ha ragione? Non spetta a me deciderlo, certo è che chi compra un immagine difficilmente vuole vedere se nella pigna, su un pino, all'interno di un panorama mozzafiato ...c'è un pinolo, ed è altamente improbabile che in una competizione fotografica i giudici osservino le foto con un lentino, ad ogni modo il mondo è bello perché vario.
Tornando all'adattatore ed al suo impiego, come ho detto ce ne sono di diversi tipi, quello scelto da me prevede una ghiera di blocco, dotata di due perni, che ruotata, in una sorta di frizione, libera più o meno il movimento basculante dell'obiettivo innestato (nel mio caso sistema Nikon). Una volta ottenuta la posizione, e quindi l'effetto sperato, è possibile scattare nel caso si tratti di una cosa da "catturare", o bloccare la posizione in modo da verificare meglio l'inquadratura ed eventualmente correggerla.più o meno il movimento basculante dell'obiettivo innestato (nel mio caso sistema Nikon).
E' possibile usare anelli simili (tilt creativi) anche senza generare effetti particolari, come un semplice anello adattatore? Si ma per quanto sia possibile centrarli, grazie ad una sorta di aiuto in lock, la precisione non sarà mai totale e quindi è possibile che, causa non perfetta complanarità dei piani, esistano zone che presentano ingiustamente minor definizione di altre. E' un limite? Dipende dal tipo di impiego, in generale direi di no ma è evidente in cui esistono situazioni che richiedono una maggiore precisione. In moltissimi altri impieghi verrà preferita la possibilità di gestire la zona fuoco con una certa libertà e duttilità.
Come funziona e perché in alcuni impieghi, come foto di architettura o di oggettistica, risulta non solo comodo ma spesso anche indispensabile? Come ho spiegato precedentemente il basculaggio dell'ottica o la sua traslazione comporta un relativo movimento del piano di fuoco, questo fa si che l'immagine trasmessa subisca deformazioni e/o alterazioni della zona di fuoco (fuoco critico e relativa profondità di campo o PDC che dir si voglia). Questo permette ad esempio di mantenere a fuoco due punti che si trovano a diverse distanze senza ricorrere ad un aumento della PDC chiudendo il diaframma, o vi permetterà di raddrizzare o deformare maggiormente delle linee prospettiche . La linea del piano di fuoco non sarà omogenea ma legata, come avviene normalmente, alla distanza relativa del punto trasmesso, quindi tanto maggiore sarà la distanza del punto ripreso tanto maggiore sarà la PDC, di contro il punto più vicino otterrà una PDC minore. In pratica la linea di fuoco risulterà una sorta di cono, il principio su cui si basa questo effetto è la "regola di Sheimflug". Usare lo Shift, ovvero lo slittamento rispetto al piano, permetterà invece di catturare la porzione di immagine superiore o inferiore senza inclinare il corpo macchina che rimane quindi parallela alle linee senza creare prospettiva ma al contempo permettendo di catturare una zona altrimenti tagliata fuori. Un po' come se invece di alzare la testa per vedere il soffitto spostassimo gli occhi più alto (concetto forzato ma giusto per dare un idea), molti probabilmente hanno applicato questo principio correggendo la deformazione di un immagine trasmessa da un videoproiettore.